XXXVI Premio Abbiati – vincitori stagione 2016
Riunione Bergamo, 5 maggio 2017
La commissione della 36esima edizione del Premio “Abbiati” (Alessandro Cammarano, Andrea Estero, Carlo Fiore, Angelo Foletto, Enrico Girardi, Giancarlo Landini, Gianluigi Mattietti, Gregorio Moppi, Carla Moreni, Alessandro Mormile, Paolo Petazzi, Francesco Arturo Saponaro, Giangiorgio Satragni), dopo avere considerato le segnalazioni scritte fatte pervenire in fase consultiva dai colleghi, ha designato i vincitori per l’anno 2016.
Direttore: Zubin Mehta; regia: Harry Kupfer; scene: Hans Schavernoch; costumi: Yan Tax; luci: Jürgen Hoffman; video: Thomas Reimer. Per la compiutezza di uno spettacolo che, all’esecuzione musicale di Zubin Mehta, ricca di slanci vigorosi ma anche sollecita nel tratteggiare incanti malinconici e tenere nostalgie, unisce la superba, elegante messinscena di Harry Kupfer, classica e moderna al contempo; e per l’apporto vocalmente e scenicamente autorevole della compagnia di canto, capeggiata da Krassimira Stoyanova, Sophie Koch, Gunther Groissböck e Christiane Karg.
Per la regia che rendeva piena giustizia a musica e libretto con idee di straordinario fascino ponendo in straniante risalto la molteplicità dei piani drammaturgici nei quali l’opera si muove. Nello spettacolo i corpi dei figuranti moltiplicati da due specchi contrapposti divenivano, con movimenti ora sinuosi ora convulsi, essi stessi scena viva, e il popolo muto ma partecipe si faceva giardino e salone, bosco e palazzo.
Per l’approccio radicale e insieme coinvolgente della sua musica, nella quale gioca un ruolo fondamentale la dimensione visiva e performativa. Lo dimostrano la partecipazione del pubblico all’esecuzione di The Riot of Spring, l’uso anticonvenzionale degli strumenti e della sintassi musicale in Broken Memory e Punctuation Marks, la scrittura aleatoria di Maps of Non Existent Cities. St. Petersburg.
Cantante raffinata ed eclettica, si è segnalata come autorevole interprete della vocalità del moderno teatro musicale in Blank Out di Michel van der Aa (Roma, Fast Forward Festival) e in The Turn of the Screw (Milano, Scala). Nell’opera di Britten ha realizzato un’incarnazione incisiva ed efficace del personaggio dell’Istitutrice (The Governess) cogliendo l’importanza drammaturgica e la complessità psicologica.
Il teatro veneziano ha inaugurato la stagione con una novità assoluta commissionata nel 50esimo anniversario dell’alluvione del 4 novembre 1966, coinvolgendo fin dall’inizio compositore, direttore d’orchestra e ideatori dello spettacolo (Filippo Perocco, Marco Angius e Damiano Michieletto; con Paolo Fantin e Carla Teti) in una intensa collaborazione a partire dal libro di Roberto Bianchin. Nelle numerose e affollate repliche (anche per le scuole) l’esito eccellente ne ha rivelato fra l’altro la forte capacità di comunicazione civile e di coinvolgimento emotivo.
Presso l’Istituto Penale Minorile Beccaria (con il patrocinio SIAE), dopo lezioni di Cristina Bersanelli sui compositori e le opere raccontate nel suo libro per bambini Kattivissimi… all’opera, un laboratorio di canto e recitazione (Bersanelli, Davide Garattini e Chiara Bella) ha portato un gruppo di detenuti a realizzare uno spettacolo per le scuole elementari con regia di Davide Garattini sui Kattivissimi del teatro lirico.
Per la giovane e salda personalità, spiccata, vincente sui fronti diversi del primo Verdi di Attila (Bologna, Comunale) e Due Foscari (Milano, Scala), del Rossini di Donna del lago (Pesaro, ROF) e infine del Werther di Massenet (Bologna, Comunale): espressa con suono elegante, sicurezza tecnica e interpretazioni affilate, eredi della migliore scuola italiana.
Per l’ideazione del contenitore scenico che sotto ogni aspetto esprimeva con creativa fedeltà lo spirito spettacolare e irriverente dell’opera di Berlioz. La scenografia fantasmagorica che muta turbinosamente a sipario aperto, lo sberleffo dissacratorio e iconoclasta dei principali costumi, l’incalzante intervento dei video, e il dinamico impiego di luci formavano un tutto in perfetta simbiosi.
A John Osborn, che in Otello di Rossini (Teatro San Carlo), nella Favorite di Donizetti (Teatro La Fenice) e nel Benvenuto Cellini di Berlioz (Teatro dell’Opera di Roma) ha saputo essere fedele erede della scuola vocale e dello stile dei tenori ottocenteschi, forte di una raffinata tecnica belcantistica e sempre nel segno di meditate scelte espressive.
Per la versatilità e la costante maturazione come musicista totale che unisce l’attività solistica intensa e motivata, il lavoro come direttore d’orchestra e camerista, l’impegno in ambito didattico e l’ideazione di laboratori musical-teatrali, alcuni dedicati all’infanzia, progettati per far dialogare musica, cultura e altri linguaggi d’arte.
Promosso dal Teatro Regio con La donna serpente e divenuto un progetto della Città di Torino, la rassegna ha saputo radunare in maniera concorde istituzioni musicali e culturali nella riscoperta dei lavori e della figura di Alfredo Casella, voce imprescindibile di un Novecento aperto a una modernità di stampo internazionale coniugata con le radici italiane.
Andrea Maffolini violino, Ida Di Vita violino, Giorgia Lenzo viola, Martino Maina violoncello.