XXXIV Premio Abbiati – vincitori stagione 2014
Riunione Milano, 15 giugno 2015
La commissione della 34esima edizione del Premio “Abbiati” (Alessandro Cammarano, Danilo Boaretto, Luca Chierici, Andrea Estero, Carlo Fiore, Angelo Foletto, Enrico Girardi, Giancarlo Landini, Gianluigi Mattietti, Gian Paolo Minardi, Gregorio Moppi, Carla Moreni, Alessandro Mormile, Giangiorgio Satragni, Paolo Petazzi), anche sulla base delle segnalazioni scritte fatte pervenire in fase consultiva dai colleghi, ha designato i vincitori 2014.
Per lo spettacolo completo, ricco di colpi di scena e ancor più di affetti. Diretto magistralmente da Antonio Pappano, col sontuoso coro di Bruno Casoni. Trionfo di effetti nella regia di David McVicar, con scene sontuose di Es Devlin, costumi napoleonici di Moritz Junge, coreografie acrobatiche di Lynne Page. Esaltazione dei tre stili di canto ricreati da Berlioz con le voci di Caterina Antonacci, autentica tragédienne, Daniela Barcellona e Gregory Kunde, tra squilli e commozione.
Per il rinnovamento continuo di una visione interpretativa che lo ha portato al raggiungimento di una sintesi ideale tra virtuosismo e profondità di pensiero nell’esecuzione degli autori russi, e in particolare del secondo Concerto di Rachmaninov presentato a Roma con Antonio Pappano e l’orchestra di Santa Cecilia.
Per la pregevole traduzione scenica dell’inconsueta drammaturgia “circolare” concepita dal compositore nella sua preziosa partitura. Per l’invenzione di uno spazio metafisico e paradossale che inverte prospettive e punti di vista teatrali aderendo alla dimensione illusoria della parabola kafkiana; e per l’elaborazione di un’originale grammatica dei corpi, iterativa e modulare come negli ossessivi dialoghi d’autore ma di straordinaria vividezza ed eloquenza rappresentativa.
Autentica voce di baritono verdiano, al suo debutto nel ruolo, ha disegnato un Simon Boccanegra visceralmente intenso, combattuto tra politica e amore, nobilmente energico ed al contempo lacerato, tenero ed autoritario. La voce pastosa e brunita, la linea di canto uniforme, il fraseggio intenso trovano perfetta intesa con la straordinaria lettura drammatica e musicale del direttore.
C’è un lato istrionico e uno romantico nella musica di Filidei. Si alternano processi di sottrazione e frammentazione del suono con altri di tipo cinetico e gestuale. L’originalità di questo linguaggio musicale è testimoniata dai due lavori ispirati a un verso di Sanguineti, con gli squarci cantabili del violoncello solista in Ogni gesto d’Amore e le trame rumoristiche in Finito ogni gesto. In Fiori di fiori, alcuni motivi di Frescobaldi sono filtrati attraverso suoni e soffi che mimano la meccanica dell’organo, strumento di cui Filidei è anche attivo interprete.
Per la costante intensa attività dell’Ensemble nella diffusione della musica di oggi, aperta in molte direzioni ad autori di tendenze e generazioni diverse, con grande attenzione alle nuove leve, alle quali sono stati riservati anche spazi specifici attraverso l’iniziativa del compositore in residence e i concorsi nazionali e internazionali per giovani compositori. All’attività concertistica si affianca quella didattica con i corsi di direzione e interpretazione.
Per il rinato, appassionato slancio interpretativo con il quale, senza nulla togliere alla sua naturale attitudine per lo scavo analitico, ha dato vita all’edizione del Simon Boccanegra verdiano rappresentata alla Fenice di Venezia e che ha caratterizzato l’attività sinfonica con l’Accademia di Santa Cecilia e l’Orchestra Filarmonica della Scala.
Per i magistrali allestimenti di Ariodante di Händel (Piccola Scala), della Götterdämmerung di Wagner (Firenze) e della Semiramide di Rossini (Torino).
Per le qualità di una voce morbida e luminosa, per il valido metodo di canto e l’abilità nella coloratura che hanno permesso al giovane soprano russo brillanti risultati, specie nel repertorio rossiniano. Nel 2014 alla Scala di Milano in Carskaja Nevesta (Una sposa per lo Zar) di Nikolaj Rimskij-Korsakov ha confermato le eccellenti doti vocali e si è dimostrata interprete incisiva, dando pieno risalto al personaggio di Marfa e contribuendo alla valorizzazione di un titolo significativo, benché desueto.
Tiziano Baviera, Alberto Franchin, violini – Sara Dambruoso, viola – Tommaso Tesini, violoncello.
Per la sostanziosa presenza coreutica e di movimenti scenici dei giovani componenti della Fattoria Vittadini di Milano – nata dalla Scuola intitolata a Paolo Grassi – che hanno fornito originale e viva materia teatrale alle drammaturgia barocca spoglia di Armida di Traetta e La lotta d’Ercole con Acheloo di Steffani, in prima moderna al XV Festival Della Valle D’itria di Martina Franca.
Per la vocazione multiculturale della Galata Electroacustic Orchestra, esemplare modello di integrazione formativa costituito dalle Università e Conservatori di Genova (coordinatore), Istanbul, Barcellona e Cagliari; per il rigore del gioco improvvisativo esibito nel concerto “Compasso da navegare” diretto da Roberto Doati e Tolga Tüzün alla Biennale Musicale di Venezia, e per l’originale connubio tra linguaggio contemporaneo e suoni/strumenti delle tradizioni musicali mediterranee, realizzato con disciplina strumentale, fantasia progettuale e senza concessioni “esotistiche”.