XXV Premio Abbiati – vincitori stagione 2005
Riunione Milano, 30 marzo 2006
Dopo la discussione collegiale e in base alle segnalazioni scritte dei soci dell’Associazione, la giuria della 25a edizione del Premio “Abbiati” (Sandro Cappelletto, Franca Cella, Franco Chieco, Andrea Estero, Angelo Foletto, Enrico Girardi, Giorgio Gualerzi, Giancarlo Landini, Gian Paolo Minardi, Carla Moreni, Paolo Petazzi, Giangiorgio Satragni, Claudio Tempo) ospite degli Amici della Scala di Milano il 30 marzo 2006, ha scelto i vincitori della 25esima edizione.
Diretto da Semyon Bychkov e messo in scena da Eimuntas Nekrosius (scene di Marius Nekrosius, costumi di Nadezda Gultyaeva, luci di Jean Kalman). Per la coerenza e la tensione interpretativa derivata dalla lettura musicale modernissima e perfettamente allineata all’originale stile drammatico narrativo d’autore di Bychkov, cui s’è modellata l’omogenea importante compagnia di canto dominata da Ferruccio Furlanetto e lo spettacolo audacemente innovativo e visionario.
Diretto dal 2001 da Sergio Sablich, per la qualità del cartellone concertistico e l’ardita intelligenza del progetto indirizzato a documentare la presenza del sacro in musica senza limitazioni all’ambito religioso o devozionale, e con meditata attenzione critica e filologica.
Per la profondità, la passione e la padronanza con cui ha guidato a Roma i complessi di Santa Cecilia nei tre Requiem (Brahms, Britten, Verdi); per il carisma e la comunicativa investiti nel creare uno speciale clima di lavoro, artistico e umano, con l’orchestra della quale è direttore musicale.
Maestro dell’arte concettuale italiana autore di un impianto moderno e metaforico che ha dato respiro all’ambientazione particolare de Die Walküre (Napoli, Teatro San Carlo), offrendo un ulteriore esito pregevole al progetto di interazione tra artisti contemporanei e spettacoli di opera e balletto intrapreso dal teatro napoletano.
Per la maturità tecnica e la proprietà stilistica nell’esecuzione su strumenti d’epoca, nel repertorio barocco e classico, dopo dieci anni d’intenso e accurato lavoro.
Per il costante progresso vocale, stilistico e scenico testimoniato nell’affrontare in modo impeccabile le parti mozartiane di Leporello (Torino, Teatro Regio e Genova, Teatro Carlo Felice), Figaro (Settimane Musicali di Stresa) e Papageno (Reggio Emilia, Teatro Valli).
Per la bellezza immediata e indiscutibile della partitura – proposta sotto la direzione di Zoltán Peskó con gli interpreti Hiromi Kikuchi e Ken Hakii che la chiesero all’autore – contrassegnata da lirismo aguzzo ma struggente, di rara finezza e matura pertinenza strumentale.
Diretta da Lothar Koenigs e con lo spettacolo di Pier Luigi Pizzi, rimarchevole e opportuno omaggio al miglior teatro del compositore e apprezzabile esempio di programmazione impegnata a documentare il repertorio meno scontato.
iìIn particolare per Carmen di Bizet (Cagliari, Teatro Lirico), spettacolo raro dal punto di vista teatrale, anche nelle scene e costumi dell’abituale collaboratore Jamie Vartan, che ha riportato la tragedia bizetiana alla sua natura di dramma nel senso classico, fino a nascondere agli spettatori nella scena finale l’uccisione della protagonista
Per la qualità illuminante della sua rivisitazione schumanniana, attraverso la quale l’interprete ha svelato le ragioni più segrete di quell’originale, complesso universo romantico grazie all’intelligenza musicale innervata in quel suo pianismo che sembra trascendere il dato strumentale per farsi suono dalle mille sfumature e dalle infinite gradazioni.
Per le rilevanti interpretazioni nei ruoli protagonistici di Aida (Torino, Teatro Regio) e Madama Butterfly (Genova, Teatro Carlo Felice)
Che con ammirevole fiducia nell’apostolato didattico specialistico ma non elitario, da trent’anni opera a favore della diffusione della pratica strumentale e della musica vissuta: attraverso offerte pedagogiche sperimentali indirizzate ai non professionisti e altre creative proposte educative destinate a tutti.