XXIII Premio Abbiati – vincitori stagione 2003
Riunione Firenze, 23 aprile 2004
Dopo la discussione collegiale e in base alle segnalazioni scritte dei soci dell’Associazione, la giuria della 23a edizione del Premio “Abbiati” (Andrea Estero, Franca Cella, Sandro Cappelletto, Virginio Celletti, Franco Chieco, Duilio Courir, Angelo Foletto,, Giorgio Gualerzi, Gianfranco Landini, Gian Paolo Minardi, Carla Moreni, Paolo Petazzi, Giangiorgio Satragni, Claudio Tempo) ospite del Teatro Comunale di Firenze il 23 aprile 2004, ha scelto i vincitori della 23esima edizione.
Diretta da Gabriele Ferro e con l’imperiosa protagonista Gabriele Schnaut, per la riuscita spettacolare e l’intensità poetica dello spettacolo firmato da Klaus Michael Grüber e con la straordinaria presenza come scenografo-costumista di Anselm Kiefer, che ha ambientato la vicenda in una sorta di monumentale relitto di Grecia industriale di straordinario impatto visivo e penetrante efficacia tragica.
Partitura di sorprendente vividezza e inventiva, testimonianza della rara coerenza stilistica e dell’intatta modernità linguistica del novantaseienne poeta della musica americana
Per l’ideazione e la regia di El Cimarrón di Hans Werner Henze, proposto in chiave scenica nello spazio ridisegnato da Benito Leonori al Teatro delle Pietre di Appignano, e modellato sulle originali qualità gestuali e musicali di Zelotes Edmund Toliver a misura d’un racconto di lacerante forza, umanità e verità drammatica.
Per la capacità di attribuire al gioco scenico autonoma forza rappresentativa e forte impatto emotivo testimoniate nel nuovo Fidelio di Beethoven (Firenze, Maggio Musicale Fiorentino) di cui ha restituito la dimensione di problematica attualità.
Per l’originalità della visione sonora e l’avvincente eloquenza pianistica con cui ricrea un repertorio di significativa ampiezza, dai virginalisti a Prokof ’ev, trovando nell’esplorazione del contrappunto bachiano una ricchezza prospettica di grande intensità.
Per il complesso di ruoli importanti e la qualità interpretativa espressa in Faust (Roma) e Moïse et Pharaon (Milano), Capriccio (Cagliari) e Lucia di Lammermoor (Palermo).
Compiuto approdo teatrale, in un soggetto ricco di tensioni profetiche efficacemente reso dalla narrazione musicale, in perfetta simbiosi poetica con le belle immagini di palcoscenico.
Che dal 1984 ha formato migliaia di professionisti, costituendo un punto di riferimento unico per la formazione del giovane musicista e una delle espressioni più felici del ruolo didattico significativo, insostituibile da trent’anni, della Scuola di Musica di Fiesole.
Per la freschezza e l’intensità delle sue recenti esecuzioni, in particolare di Jenufa, Turandot (Genova, Teatro Carlo Felice), La bohème (MilanoScala/Teatro degli Arcimboldi) e Nabucco (Parma, Teatro Regio) a sigillo d’un invidiabile cinquantennio artistico al servizio del repertorio italiano e di appassionata divulgazione della letteratura operistica del Novecento.
Per il segno spiritoso, inconfondibilmente colorato e naif, per il clima tenero e sognante delle scene e dei costumi creati per La bohème prodotta dal 50esimo Festival Puccini di Torre del Lago e riproposta a Bari (Teatro Piccinni).
Per l’intensità e la purezza di Desdemona (Otello, Firenze) e Amelia (Simon Boccanegra, Torino) e la perentoria definizione di Donna Elvira (Don Giovanni, Stresa)
Che da quattro anni offre ai malati e alle loro famiglie la bellezza e il conforto della musica in una vera e propria stagione di concerti tenuta nei locali dell’ospedale.