XVI Premio Abbiati – vincitori stagione 1995-96
Riunione Palermo, 26 maggio 1997
La giuria della 16a edizione del Premio “Abbiati” ospitata al riaperto Teatro Massimo di Palermo e riunita sotto la presidenza di Angelo Foletto (ne facevano parte Luigi Bellingardi, Franca Cella, Franco Chieco, Sandro Cappelletto, Duilio Courir, Giorgio Gualerzi, Mauro Mariani, Gian Paolo Minardi, Paolo Petazzi, Leonardo Pinzauti, Rubens Tedeschi, Claudio Tempo e Michelangelo Zurletti), tenuto conto delle segnalazioni scritte dei soci dell’Associazione, ha designato i vincitori della stagione 1995-96.
Per il forte risalto musicale e visivo complessivo, raggiunto grazie all’importante compagnia di canto, alla direzione nitida e tesa di Gary Bertini, alla regia stilizzata e visionaria di Willy Decker, con scene e costumi di Wolfgang Gussman.
Per l’intensa attività concertistica culminata nel “Festival Roma-San Pietroburgo” promosso dall’Accademia nazionale di Santa Cecilia e per l’elettrizzante esecuzione scaligera del Giocatore di Prokofiev.
Intelligente personalità tenorile apprezzata in Iris di Mascagni, Il corsaro di Verdi (Teatro Regio di Torino) e Cavalleria rusticana (Ravenna Festival).
Per la consapevolezza stilistica e la metodica ricerca sulla sonorità che ripropone un momento di incontro esecutivo alto tra tradizione strumentale italiana e repertorio classico.
Voluto dai Concerti del Quartetto in collaborazione con il Settore Cultura e Spettacolo del Comune di Milano, giunto al IV anno di programmazione e al VII ciclo di esecuzioni.
Esempio recente e lungamente meditato del respiro innovativo che connota la ricerca teatrale dell’autore.
Per la sensibilità immaginativa e l’originale spettacolarità dei suoi allestimenti, ribadita nelle nuove produzioni di Iris di Mascagni (Opera di Roma) e Turandot di Puccini (Arena Sferisterio di Macerata).
Interprete di duttile e moderna vocalità, e di raggiante presenza scenica rivelata in Outis, Les contes d’Hofmann e Così fan tutte.
In occasione del 50esimo anniversario della sua fondazione, per il decisivo impulso dato all’edizione critica delle opere vivaldiane, attraverso l’attività di ricerca e la significativa presenza editoriale.
Per l’intraprendente e insostituibile contributo alla riscoperta esecutiva e critico-editoriale del barocco napoletano.