XLI Premio Abbiati – vincitori stagione 2021
Riunione telematica, 5 maggio 2022
La commissione della 41esima edizione del Premio “Abbiati” (Alessandro Cammarano, Sandro Cappelletto, Paola De Simone, Andrea Estero, Carlo Fiore, Angelo Foletto, Susanna Franchi, Gianluigi Mattietti, Gregorio Moppi, Carla Moreni, Stefano Nardelli, Paolo Petazzi, Alessandro Rigolli, Lorenzo Tozzi) riunita a distanza, dopo avere considerato le segnalazioni fatte pervenire in fase consultiva dai colleghi, ha designato i vincitori per l’anno 2021.
Direttore Ottavio Dantone, Accademia Bizantina, regista Robert Carsen (Maggio Musicale Fiorentino) Allestimento in cui il teatro si specchia nel teatro, celebrando un ideale matrimonio tra la partitura monteverdiana e il Teatro della Pergola, pressappoco coevi, cosicché architettura e scenografia (che raddoppia palchi e platea) diventano un tutt’uno, raccordandosi a formare quasi un anfiteatro. Tra lo sfarzo posticcio delle divinità e la frugalità dolente di esseri umani in stato di guerra, Ottavio Dantone dal cembalo guida l’esecuzione con la competenza di un filologo non pedante, consapevole che il teatro va coniugato sempre al presente.
Alessandro Savinetti violino, Andrea Colardo violino, Francesco Scarpetti viola, Luca Colardo violoncello
Per la fresca vitalità interpretativa, unita a una lettura intelligente e personale del repertorio sinfonico, che il giovane direttore inglese ha condiviso con il pubblico italiano, mettendo a frutto una crescita artistica coltivata ormai da anni sia nel nostro Paese, attraverso l’incarico di direttore principale della Filarmonica Arturo Toscanini di Parma (2017-2020), sia all’estero, ricoprendo i ruoli di direttore ospite principale dei Düsseldorfer Symphoniker, direttore associato della BBC Scottish Symphony Orchestra e direttore musicale della Birmingham Opera Company, chiamato nella sua città natale da Graham Vick.
Il terzo quartetto di Francesca Verunelli approfondisce la ricerca di un’armonia microtonale, perseguita negli ultimi anni dalla compositrice toscana: usando spettri limitrofi e “battenti”, un vasto campionario di armonici, diverse modalità nell’uso dell’arco, trasforma il suono del quartetto e individua precise relazioni armoniche, che suggeriscono una nuova sintassi musicale.
In questo spettacolo il regista ha trovato un ambiente ideale per realizzare compiutamente la sua idea claustrofobica dell’opera verdiana, già allestita in altri teatri, con coraggiosa originalità drammaturgica e profondità di sguardo: rendendo esplicita la decomposizione morale di un contesto sociale dalla prospettiva fortemente soggettiva del protagonista annichilito dal senso di colpa, attraverso immagini anche violente, sempre animate da una grande forza poetica.
Per le evocative scene e i fantasiosi costumi della troppo spesso dimenticata opera di Cavalli, nella regia di David McVicar. Rendendo vicina una vicenda mitica, conferendo moderna sensibilità a scelte visive mai museali seppur nel segno di una consolidata tradizione iconografica con fogge e macchinerie barocche. Di particolare effetto la scena col telescopio nella specola galileiana che si apre a scrutare l’universo mondo stellare, facendo di Endimione un precursore delle scoperte scientifiche seicentesche.
Interprete che sta percorrendo un lucido itinerario nel repertorio classico del pianoforte, tale da renderlo indenne alle effimere catalogazioni di “giovane promessa”: l’età infatti non è per lui un alibi ma una fonte d’energia per confrontarsi con i propri autori d’elezione – in primis Beethoven, Schubert e Bach – eseguiti in modo mai pregiudizievole bensì sempre propositivo, indicando il modello etico dell’ostinato rigore come valida e potente alternativa a concetti come il “talento” e la “creatività”, che per il troppo logorio risultano destituiti di contenuto.
Da più di trent’anni formano un gruppo vocale con caratteristiche eccezionali, per le qualità dei singoli solisti e del lavoro comune, cui è legato un vastissimo repertorio di opere scritte per loro. Nella sede di Stoccarda sono organizzatori e protagonisti da anni di un festival ricco di proposte. Nella loro intensa partecipazione alla Biennale Musica di Venezia 2021, in cui hanno ricevuto il Leone d’argento, accanto a molte altre interpretazioni va ricordata quella della Wölfli-Kantata di Georges Aperghis.
Per la singolare maturità vocale e interpretativa attestata, all’interno di un eterogeneo percorso calibrato con pari arte e intelligenza fra ruoli per lirico puro e lirico spinto, da una proiezione sempre ben salda e sicura nelle puntature all’acuto, di tempra morbida, ambrata nel timbro, impeccabile per tecnica e intonazione, compatta nei volumi quanto duttile nelle agilità e nei luminosi filati.
Che nel Rigoletto andato in scena alla Fenice di Venezia, dava voce e corpo a tratteggiare un Duca di Mantova luminoso nell’emissione, folgorante negli acuti, poggiato su una linea di canto adamantina e dal fraseggiare rigoglioso e meditato, bissando l’ottima prova esibita nel ruolo-titolo del Faust di Gounod, sempre alla Fenice, e quelle di spicco al Regio di Torino e alla Scala di Milano.
Otto concerti in streaming in tempo di pandemia, dedicati ad altrettanti compositori italiani: sei monografie, con lavori per orchestra di Carlo Boccadoro, Silvia Colasanti, Michele Dall’Ongaro, Ivan Fedele, Luca Francesconi, Salvatore Sciarrino; e due commissioni per coro affidate due compositori emergenti, Pasquale Corrado e Caterina Di Cecca. Oltre che per l’originalità della proposta, la rassegna Aus Italien si è ammirata per l’elevata qualità delle esecuzioni musicali e delle riprese audio-video.