XLII Premio Abbiati – vincitori stagione 2023
Riunione Torino, 18 giugno 2024
Considerate le segnalazioni fatte pervenire in fase consultiva dai colleghi, la commissione della 43a edizione del Premio della critica musicale “Franco Abbiati”, presieduta da Angelo Foletto, era formata dal direttivo dell’Associazione Nazionale dei Critici Musicali (Andrea Estero (presidente), Alessandro Cammarano, Carlo Fiore, Gianluigi Mattietti, Carla Moreni e Roberta Pedrotti) e da sette critici eletti dai soci dell’ANCM fra i suoi iscritti (Sandro Cappelletto, Gregorio Moppi, Cesare Orselli, Stefano Ragni, Francesco Arturo Saponaro, Susanna Franchi, Lorenzo Tozzi), ha designato i vincitori per l’anno 2023.
Alla Juive di Fromental Halévy, inconsueto grand opéra assente da Torino da quasi centocinquant’anni, che ha aperto la stagione del Regio con l’accurata e appassionata la direzione di Daniel Oren, che ha tradotto il connubio romantico tra ricostruzione storica ed esasperate passioni guidando un cast vocale scelto nel quale splendevano Gregory Kunde (lirico/epico Eléazar) e Mariangela Sicilia, commossa Rachel. In scena la macchina teatrale sontuosa e di grande suggestione interamente firmata da Stefano Poda giocava sull’incontro/scontro fra cristiani ed ebrei nella cornice del concilio di Costanza del 1404.
Per il coraggio del progetto di esecuzione integrale e ravvicinata del catalogo orchestrale di Gustav Mahler, reso possibile attraverso il coinvolgimento di varie istituzioni orchestrali milanesi e nazionali. Dimostrando la possibilità di costruire un cartellone facendo lavorare insieme complessi musicali diversi, sfidando gelosie e diffidenze istituzionali. Restituendo al contempo una sfaccettata immagine d’autore e il progresso tecnico-esecutivo dei musicisti.
A Daniele Gatti per l’attività di direttore principale del Maggio Musicale Fiorentino: specie per l’impaginazione di programmi concertisti culturalmente stimolanti (come l’integrale delle sinfonie di Čajkovskij e il ciclo “Beethoven-Honegger e l’Europa”), impegnati anche a tracciare relazioni suggestive fra autori, epoche e generi diversi, di cui ha offerto interpretazioni originali, di estrema lucidità intellettuale.
Per la scrittura poetica, minuziosa, olfattiva di questo concerto, ispirato all’olio essenziale di neroli, ottenuto dalla distillazione dei fiori di arancio. Esempio della sua musica sensoriale, è una partitura ricca di impurità spettrali e di inflessioni quasi vocali, che creano una foschia microtonale di grande forza espressiva, magistralmente restituita nell’esecuzione di Carolin Widmann e dell’Orchestra Calamani diretta da Tito Ceccherini.
Ad Andrea Bernard per aver saputo affrontare l’ampiezza e la complessità della drammaturgia di Don Carlo realizzando con coerenza e intelligenza una rete di violenze fisiche e psicologiche sempre intellegibile e stimolante nella ricchezza di riferimenti simbolici e artistici, senza patire le esigenze dei diversi palcoscenici del circuito lombardo.
Per l’impianto scenico e costumi che, nella loro incorporea e rigorosa sobrietà, hanno organicamente contribuito a una rilettura moderna dell’opera di Arrigo Boito. Lontana dal corredo di orpelli diavoleschi – che in passato avevano coadiuvato la fortuna esecutiva di “Mefistofele” – la geometria di un grande contenitore, bianco anche negli arredi e negli abiti, ha assecondato la creazione di quell’ambiente irreale dal quale l’insieme dell’allestimento, musicale e visivo, ha ricavato la tempra della propria novità.
A Enrico Baiano, tastierista che dimostra come studio diuturno e scelte poetiche siano il sentiero più luminoso verso la musica. Le sue esecuzioni delle Sonate di Domenico Scarlatti, per esempio, coniugano gli aspetti di fantasia inventiva e sistematicità formale ora con una pulsante vena melodica, ora con un eloquio che va dalla logica più stringente al paradosso visionario.
A Olga Bezsmertna, voce limpida e dal timbro seducente che nella produzione scaligera dell’opera di Dvořák, ha disegnato una Rusalka animata da un fraseggio appassionato e mai sopra le righe il tutto a dare del personaggio una visione ben sfaccettata e perfettamente aderente al dettato musicale.
Carlo Vistoli
A Carlo Vistoli, per aver dato vita al personaggio di Tolomeo nel Giulio Cesare di Händel al Teatro dell’Opera di Roma, rendendo le innumerevoli sfaccettature della melodia händeliana attraverso una vocalità rigogliosa cui si uniscono l’interpretazione meditata e non comuni doti attoriali.
Con la rinascita del Pigmalione di Giovanni Alberto Ristori il Teatro Sociale di Rovigo, sposando convintamente il progetto di Federico Guglielmo, ha saputo mostrare lungimiranza artistica e capacità produttiva realizzando uno spettacolo in cui il rigore musicologico e la fantasia realizzativa trovano ammirevole sintesi.
Emanuele Brilli, violino
Matilde Michelozzi, violoncello
Sergio Costa, pianoforte
Al progetto Opera in carcere del Teatro Regio di Parma, che, attraverso i laboratori Corali tenuti da Gabriella Corsaro e dagli artisti e coerentemente con i principi enunciati nel Manifesto etico del Teatro Regio di Parma nell’ambito della programmazione di Verdi Off, ha fatto dell’opera un veicolo di coinvolgimento civico ed emotivo, di incontro, riscatto, riscoperta di sé e del prossimo.