XXIX Premio Abbiati – vincitori stagione 2009
Riunione Milano, 10 maggio 2010
La commissione della 29a edizione del Premio “Abbiati” (Danilo Boaretto, Franca Cella, Franco Chieco, Andrea Estero, Dino Foresio, Angelo Foletto, Giorgio Gualerzi, Giancarlo Landini, Gian Paolo Minardi, Carla Moreni, Alessandro Mormile, Paolo Petazzi, Giangiorgio Satragni) ospite degli Amici della Scala, anche sulla base delle segnalazioni scritte dei colleghi dell’Associazione, ha scelto i vincitori per l’anno 2009.
Per la forza della realizzazione scenico-musicale che aveva i suoi punti di forza nel racconto dipanato con gesti essenziali ma incisivi da Robert Carsen, nell’ambientazione progressivamente ’nuda’ di Patrick Kinmoth, scandagliata dall’accurato gioco di luci di Manfred Voss, che collimava con la direzione tesa e teatralmente scolpita di Jeffrey Tate e l’impegno di un cast adeguato nel quale spiccava la pertinenza drammatico-vocale di Gidon Saks (Hagen).
Direttori artistici-organisti Edoardo Bellotti e Maurizio Salerno) che dal cuore della splendida basilica coi due organi gemelli va proponendo alla città rassegne di musica sacra come “Due organi in Concerto” (all’11esima edizione) e “Milano Arte Musica” cresciute per scelta di capolavori, prestigio di artisti ospiti e continuità di pubblico numeroso.
Per la naturalezza con cui la moralistica ‘favola’ è stata collocata negli anni Cinquanta, acquistando nel repertorio dei gesti, nei costumi calcolatamente grotteschi, nell’iperbolica ambientazione texan-hollywoodiana come nella recitazione rimata a perfezione sul carattere della musica, un’attualità ancor più stringente e un realismo attoriale di qualità cinematografica.
Voce duttile e dal singolare fascino timbrico, capace di abbracciare ruoli di natura diversa e di accostarsi con competenza e bravura al repertorio liederistico, ha imposto in Carmen (Milano, Teatro alla Scala) eccellente tecnica di canto, raffinata musicalità, credibilità dell’azione scenica e complessità di un’interpretazione che conciliando tradizione e modernità ha suscitato entusiasmo nel pubblico.
Nata per avvicinare i ragazzi delle elementari e delle medie, abbinata al laboratorio “I Trucchi del Mestiere” per gli insegnanti, è la stagione parallela con la quale il Regio prepara il pubblico di domani, rileggendo e adattando ai tempi e alla sensibilità dei giovanissimi spettatori le stesse opere della stagione ‘grande’. Ideata da Bruno Stori, coordinata da Donatella Saccardi e con la partecipazione del Conservatorio “A. Boito”, l’iniziativa è affiancata da “Gioco l’Opera” che fa vivere ai bimbi della scuola dell’infanzia il teatro come una favola meravigliosa.
Ensemble Spectra, diretto da Filip Rathé; al cimbalom Luigi Gaggero). Nella capricciosa fantasmagoria dei colori dei brevi folgoranti frammenti di Gramigna, l’autore che da tempo ha definito un’originale concezione del suono raggiunge una intensità poetica magica: nell’estrosa mobilità, nella mirabile valorizzazione del cimbalom e nella magistrale scrittura di tutto l’ensemble.
Per la calligrafica e poetica concertazione che svelava la virtuosistica scrittura orchestrale della Piccola volpe astuta di Leóš Janáček (Firenze, Maggio Musicale), completando un progetto che in tre stagioni l’ha portato sul podio del Comunale anche per Elias e Elektra. Elegante, smaterializzata, senza bacchetta, la direzione di Ozawa rivelava la commovente tenerezza della senile partitura in forma di fiaba, rivelandone i particolari di umorismo veloce, ammiccante, come l’affusolato animaletto protagonista dell’opera
Violinista brillante e versatile ha messo le sue qualità tecniche e musicali al servizio di una eccezionale poliedricità, imponendosi come punto di riferimento nella musica contemporanea, nella collaborazione con compositori come Luciano Berio, Ivan Fedele e numerosi altri (con molte prime assolute) non meno che in repertori del tutto diversi, in particolare in quello barocco, come solista e violinista dell’Ensemble Astrée di Torino.
Voce di autentico contralto, dotata di musicalità, eleganza e proprietà stilistica tali da farla emergere sia nell’opera barocca (L’Orfeo di Monteverdi: Milano, Teatro alla Scala) per la nobile linea del legato e il fraseggio ricco di febbrile trepidazione, sia nell’ambito della musica sacra, per l’intima commozione donata alle prove pergolesiane sotto la direzione di Claudio Abbado.
Realizzato da Francesco Micheli per il Teatro Massimo di Palermo. Sul doppio canovaccio che intreccia la storia della conquistata identità di popolo italiano nell’Ottocento, col parallelo racconto della vita di Verdi letta attraverso ampi stralci dalle opere (selezionati e adattati da Giovanni D’Aquila) lo spettacolo mischia musicisti del Teatro con numerosi cori nati all’interno delle scuole di primo e secondo grado della città, con un gesto di politica culturale capillare, e particolarmente meritevole in questo contesto urbano, iscritto nel più ampio disegno di iniziative denominate “La scuola va al Massimo”.