Annuario della critica musicale
L’Annuario della critica musicale italiana è un regalo ai teatri, alle società concertistiche e agli artisti che hanno onorato dodici mesi di vita musicale italiana. Allo stesso tempo è il modo concreto per tenere fede a un impegno preso nei loro confronti nel 1986 dall’Associazione che riunisce la parte militante dei professionisti italiani della critica musicale; documentare senza presunzioni storicistiche ma con coscienza critico-cronistica quanto di buono (o di imperfetto) hanno fatto nell’anno le istituzioni con diverse responsabilità preposte alla produzione e distribuzione di musica dal vivo.
Grazie alla disponibilità dei colleghi, che hanno collaborato al volume, progettato, messo in cantiere e realizzato in tempi più stretti di quanto l’impegno editoriale avrebbe preteso, e agli amici del direttivo che hanno curato forma redazionale dei testi e grafica, anche l’Italia musicale “sommersa” ma vitale trova in queste pagine voce e spazio critico-informativo confacenti. E una duratura confezione editoriale.
Ma oltre a comprovare l’operosità e capillarità virtuosa della vita musicale italiana, l’Annuario intende ribadire la “necessità intellettuale” e la vitalità della critica musicale italiana al di là del Premio della critica musicale “Franco Abbiati” (di cui richiama l’albo d’oro dell’anno ampliando, per così dire, le motivazioni critiche dei riconoscimenti): la sua serietà, curiosità, vigilante competenza e attrezzata peculiarità informativa. Infine, l’Annuario della critica musicale italiana rappresenta una sorta di morale risarcimento professionale, o meglio una sfida e provocazione nei confronti del mondo del giornalismo che non apprezza come merita l’informazione musicale compendiata nel vocabolo-formato “recensione”. E sottoscrive un atto di fiducia nella comunicazione critico-giornalistico tradizionale che in tempi di “nuovi media” – della cui importanza e portata ognuno di noi è pienamente consapevole; anzi in alcuni casi contribuisce in prima persona a qualificarla – non vuol essere un gesto passatista. Ma la con vinta testimonianza – in rispetto, anche, della maggior parte dei suoi beneficiari
che amano leggere le recensioni senza fretta, e su carta – di quanto la storia della critica sia in debito, e possa fondarsi ancora, sui libri.
Quali concerti e spettacoli scegliere? A quali manifestazioni (e istituzioni) dare una ribalta? Rassicuriamo subito i “dietrologisti”: pur essendo di diritto parte essenziale della curatela di un volume come quello che tenete tra le mani, la selezione è frutto della volontà collettiva. Dunque dei soci. E ha privilegiato la qualità di scrittura, la riuscita del compito critico-informativo. A ciascuno dei membri dell’Associazione nazionale critici musicali viene chiesto ogni inizio anno di inviare un gruppo ristretto di recensioni riguardanti l’anno solare appena trascorso, in parallelo con l’annualità fissata dal Premio Abbiati (di cui nell’inserto centrale ogni volume presenta vincitori e motivazioni).
Il metodo certamente compone pure una mappa reale dell’attività critico-musicale: non solo dove si fa più musica, ma dove la si racconta con più continuità, passione, professionalità. Perché ci sono manifestazioni attrattive, che calamitano l’attenzione di colleghi in grado di fiutare ciò che vale ed è prezioso. E perché la critica si esercita anche dove c’è vivacità culturale e nascono ed esistono iniziative editoriali in grado di veicolarla e sostenerla. E però si è agito a posteriori cercando spazio pure alle segnalazioni di realtà piccole che hanno avanzato/realizzato proposte di maggior peso e significato artistico, culturale e sociale, rispetto a quelle istituzionali facili da (ri)conoscere anche perché mediaticamente avvantaggiate. E ridistribuendo con equità il carico tra le istituzioni e le manifestazioni più gettonate: solo talvolta – nei casi più rilevanti e discussi – offrendo una doppia recensione, dunque una possibilità di lettura alternativa.
Quotidiani, periodici, riviste specializzate, siti on line: tutte le possibili “piattaforme” critiche sono rappresentate, tranne quelle “fai da te”: la critica non è l’opinione/sfogo/plauso di un appassionato in vena di dire la sua, ma parte di un orizzonte – informativo, editoriale, sociale – più ampio. O almeno così vorremmo che continuasse a essere.
(Dalla prefazione all’Annuario n°1)